Mental Coach, dirigente, telecronista e cugino: questi sono stati i miei ruoli negli anni a favore dello sport paralimpico, che sto seguendo con grande entusiasmo a Parigi. Sono felice di vedere non solo la crescita sportiva, ma anche quella culturale di cui questo movimento è protagonista.

Durante le Paralimpiadi di Londra 2012, mi sono impegnato con Sky Sport, insieme a Lorenzo Dallari e Stefano Locatelli, per trasmettere in diretta tre partite di Sitting Volley. Ricordo ancora l’emozione di quelle prime trasmissioni in diretta, con la tensione e la responsabilità di dover raccontare al pubblico uno sport meraviglioso ma poco conosciuto. Il mio desiderio era che ogni spettatore, anche quelli meno familiari con il Sitting Volley, potesse cogliere la forza e la determinazione degli atleti.

Successivamente, durante il mio mandato come Consigliere Federale, ho sostenuto politicamente e personalmente l’inizio dei tornei per le nazionali femminili e maschili di Sitting Volley, con un forte impegno nella preparazione per la prima partecipazione alla Paralimpiade di Tokyo 2020. Durante questo periodo, ho avuto l’opportunità di essere Mental Coach per le nazionali, affiancando tecnici come Amauri Ribeiro e Lele Fracascia. Presenziare ai collegiali delle nazionali mi ha permesso di trasmettere non solo competenze tecniche, ma soprattutto fiducia, passione e motivazione.

Nel 2016, alle Paralimpiadi di Rio, ho avuto il privilegio di essere Mental Coach per Fabio Azzolini, arciere paralimpico in carrozzina. Lavorare con Fabio non era solo una sfida tecnica, ma una lezione continua di vita. Vedere la sua concentrazione prima di ogni tiro, e sapere che dietro quella calma apparente c’era un enorme lavoro di gestione emotiva, mi ha insegnato tanto anche su me stesso.

Inoltre, ho collaborato con il CIP (Comitato Italiano Paralimpico) come dirigente e consulente, contribuendo a progetti nell’Emilia Romagna e nel centro protesi di Montecatone. Queste esperienze mi hanno permesso di capire quanto sia potente l’energia che passa tra gli esseri umani, e come il mio impegno non sia solo tecnico, ma anche spirituale: trasmettere fiducia, resilienza, coraggio e forza di spirito.

Infine, una parte fondamentale del mio legame con il mondo paralimpico è dovuta a mio cugino Nicola, disabile dalla nascita, con cui sono cresciuto. Crescere con Nicola mi ha insegnato che lo sport non è solo una questione di vittoria o sconfitta, ma di inclusione e rispetto. Nicola mi ha aperto gli occhi su cosa significa davvero il termine “abilità” e come, al di là delle differenze fisiche, siamo tutti uguali nel nostro desiderio di dare il meglio di noi stessi.

Il mio rapporto con il mondo paralimpico è una continua fonte di ispirazione e gratitudine. Mi ricorda quanto l’energia umana, con tenacia, passione e disciplina, possa trascendere ogni limite percepito, permettendo a ciascuno di noi di esprimere la migliore versione di sé.