Odio perdere, più di quanto ami vincere.
Non riesco a darmi pace dopo una sconfitta definitiva, come quella che abbiamo subito con la Sir Perugia in Supercoppa pochi giorni fa a Modena.
La chiamo sconfitta definitiva, perché perso il trofeo non c’è nulla che possiamo fare che ce lo possa far vincere, rigiocare, cambiarne il corso che oramai è storia.
Nella vita ciò che è successo non si può mutare e per questo si dice saggiamente che “il passato è storia”, fino qui è un concetto che tutti comprendiamo.
Ma perché i suoi valori di “lasciar andare il dolore emotivo” di ciò che ci ha ferito diventino un insegnamento, ci vuole molto impegno e volontà.
Possiamo, con un attento monitoraggio che nello sport si chiama scautizzazione, andare a scoprire oggettivamente quali sono stati i nostri punti deboli durante la prestazione sia come squadra che individualmente e imparare da questi eventi per diventare più forti.
Da cadute e sconfitte che ci feriscono profondamente possiamo veramente diventare resilienti. Vale a dire acquisire la grandissima qualità di saperci migliorare imparando e riconoscendo quell’errore commesso, vale a dire saperci piegare come il bambù senza mai spezzarci superando e diventando più saggi ad ogni bufera che ci investe.
Tanti esempi di grandi personaggi di successo portano con loro un trascorso di sconfitte superate con grande resilienza anche quando intorno a loro nessuno ci credeva più.
Vi ho convinti? Che perdere o essere sconfitti è una opportunità?
Quello che mi auguro per me e per voi è di perdere poco e comunque vi dico che non conosco nessun vincente che non sia passato attraverso cocenti sconfitte e non le abbia sapute superare!
Essere dei vincenti non vuol dire vincere sempre, ma vuol dire aver un atteggiamento, un’attitudine a superare sempre ogni ostacolo, credendo in ogni momento, soprattutto quelli difficili che la vittoria finale sia raggiungibile.